ANTICA
TOPOGRAFIA ISTORICA
DEL REGNO DI NAPOLI
DELL'ABATE
DOMENICO ROMANELLI
PREFETTO DELLA BIBLIOTECA DE' MINISTERI
E SOCIO DI VARIE ACCADEMIE
PARTE TERZA
NAPOLI
NELLA STAMPERIA REALE
***
1819
CVRA NON DEESSET SI QUA AD VERVM
VIA INQVIRENTEM FERRET.
NVNC FAMAE RERVM STANDVM EST :
VRI CERTAM DEROGAT VETVSTAS FIDEM.
LIVIVS lib. VII. cap. VI.
SEZIONE VII.
CAPITOLO I.
REGIONE FRENTANA.
TOPOGRAFIA ISTORICA
DEL REGNO DI NAPOLI
DELL'ABATE
DOMENICO ROMANELLI
PREFETTO DELLA BIBLIOTECA DE' MINISTERI
E SOCIO DI VARIE ACCADEMIE
PARTE TERZA
NAPOLI
NELLA STAMPERIA REALE
***
1819
CVRA NON DEESSET SI QUA AD VERVM
VIA INQVIRENTEM FERRET.
NVNC FAMAE RERVM STANDVM EST :
VRI CERTAM DEROGAT VETVSTAS FIDEM.
LIVIVS lib. VII. cap. VI.
SEZIONE VII.
CAPITOLO I.
REGIONE FRENTANA.
Dal Sannio ricco, e fecondo paese d'immensa popolazione uscirono, come da una madre comune, i Vestini, i Marsi, i Peligni, i Marrucini, ed i Frentani. Fu questa la tradizione, che al suo tempo ne raccolse Strabone (i) : Supra Picenum Vestini, et Mar si, et Peligni, et Marrucini, atque Frentani, Samnitica gens, montana tenent. Per questa vantata progenie sannitica potevano i Frentani ripetere la loro origine anche da' Sabini antichissimi padri de' Sanniti, e riportare ad essi i loro usi, la loro religione, ed i loro istituti.
Altra provenienza si da a' Frentani nel libro delle origini Italiche attribuite a Catone, che si ripete da' popoli della Liburnia, e della Dalmazia. Della emigrazione di questi popoli dalle loro sedi patrie, e del loro stabilimento nell'opposta riva dell'Adriatico fanno fede non pochi autori. Attestò Plinio (2), che i Liburni avevano occupato tutto il tratto dell'agro Palmense, Pretuziano, ed Adriano, ma che al suo tempo delle città Liburne non rimaneva altra in Italia, che solamente Truentum alla riva del fiume collo stesso nome. Il medesimo autore delle origini soggiunse, che i Liburni furono poi cacciati da queste contrade da' Tusci, e ne riportò per monumento il nome di Larinum città Frentana dal tema etrusco Lar, che significa princeps.
Io son d'avviso però, che i popoli indigeni di tutto questo paese, qualunque sia stata la loro origine rimota, fossero stati della razza degli Osci, di cui, se tacciono le storie, abbiamo i più singolari parlanti monumenti. Tutte le iscrizioni più vetuste trovate finora in questo paese sono in lingua osca, di cui avrem campo di parlare in appresso, e le stesse monete comuni a tutta la nazione hanno la leggenda retrograda nello stesso linguaggio ( Frentrei ) co' tipi di Mercurio a dritta, e del Pegaso col tripode a sinistra (3).
Oltre degli Osci dobbiamo ammettere anche gli Etrusci, come abitatori una volta del paese Frentano. Non solo ne siamo accertati dagli antichi scrittori, quanto da' loro monumenti trovati in Larino, in Istonio, in Anxano, ed altrove, di cui in un'altra nostra Opera abbiamo a lungo parlato (4). Fino a questo tempo niun segno certo, ed indizio sicuro abbiam trovalo di grecità in tutta questa regione, siccome nemmeno nelle seguenti, e nessuno autore patrio ce ne ha lasciato la menoma memoria. La storia antica non ha parlato affatto di colonie greche arrivate sino a questo lido, ed io forte ammiro, come il ch. Mazzocchi (5) avesse creduto Hatria Picena una città greca, fin dove fece arrivare il grecismo delle nostre regioni, appoggiato al solo monumento di una moneta coll'epigrafe ATPEYC, e dall'altra parte EYC KAC1OC , che da' più esperti nummologi è stata restituita a Corcira.
L'antico nome di questi popoli in lingua osca fu quello di Frentrei, come abbiam rilevato dalle loro monete, che i Romani per addolcimento pronunciarono Frentani. Così difatti leggiamo non solo in molti scrittori, e specialmente poeti, ma parimente nelle iscrizioni, in una delle quali si ha:
A ragione adunque il Cluverio (6) dichiarò corrotti tutti que' passi di autori, in cui leggiamo Ferentani, come in Cicerone nell' orazion per Cluenzio : adsunt nobilissimi Ferentani, e presso Livio : Aulius cum Ferentanis uno secundo praelio debellavit. Dalla stessa vera lezione, che troviamo ne' marmi, si raccoglie la differenza, che passava tra i Frentani, ed i Forentani, Ferentini, e Ferentinates, così appellati da alcune città con questi nomi in altre regioni. Or perché mai si fossero detti Frentani clamoroso è il contrasto tra' moderni geografi, che ricorsero o al fiume Frento loro termine orientale, come se il nome de' fiumi fosse stato prima del nome de' popoli, o al monte Frentano, che non si trovò mai in questo paese, o alla parola fretum per la loro lunga estensione nella spiaggia del mare, come se ne' loro primi tempi fosse nata la lingua latina, o finalmente ad una città, o castello col nome di Ferenta, o di Frentana, che tra tante opinioni si stima la più probabile, quantunque 1' antica desinenza corrisponder dovesse al loro linguaggio.
La storia de' Frentani incomincia a comparire fin dacché furon essi soggiogati, e vinti da' Romani. Se questi non avessero portato le armi alle nostre regioni, gli storici romani non ne avrebbero affatto parlato, e noi oggi nulla sapremmo delle loro forze, e della loro costituzione. Vi fu bisogno adunque di porgere il piede alle catene per dare un nome alla storia. Livio (7) ci attestò, che il console Aulio Cerretano con una felice battaglia debellò i Frentani, e prese in dedizione la città istessa, dove il fuggitivo esercito erasi allora ricoverato : Aulius cum Ferentinis ( 1. Ferentanis vel Frentanis ) uno secundo praelio debellavit, urbemque ipsam quo se fusa contulerat acies, obsidibus imperatis, in deditionem accepit. Lo storico non distinse il nome della città, dove fuggirono i Frentani, ma vi è tutta 1'analogia per credere, che si appellasse Ferenta, o Frentana dal nome del popolo, onde non vi fu bisogno di essere distinta. Questa disfatta avvenne nell'anno di Roma 435 [319 a.C.], secondo il Sigonio, e possiam credere che i Frentani fossero restati nella lor libertà, siccome i Romani furono contenti di averli solamente debellati, perché quattordici anni dopo ascoltando i Frentani il castigo dato agli Equi per la loro ribellione, spedirono in Roma i loro deputati per ottenere amicizia, ed alleanza (8) : De Aequis triumphatum, exemploque eorum clades fuit, ut Marrucini, Marsi, Peligni, Frentani mitterent Romam oratores pacis petendae, amicitiaeque, iisque populis foedus petentibus datum. Quali fossero state le favorevoli condizioni di questa pace si spiegò dal Sigonio (9), che 1'appellò aequa, perché i Frentani non avean prese le armi, né avean irritato l'orgoglio romano. Essi costanti nella giurata alleanza seguirono poi i Romani in tutte le loro campagne, e vennero considerati, come socj , ed amici. Tali difatti comparvero nella guerra Epirotica, quando i Sanniti, ed i Tarentini si collegarono con Pirro nell'anno 472 [282 a.C.] di Roma. Plutarco (10) ci racconta, che Oplaco prefetto della legione Frentana accostandosi al re nel campo tra Pandosia, ed Eraclea, gli avesse scagliata la sua lancia, ma invece di ferirlo, avesse rovesciato il di lui cavallo. Il medesimo racconto si ha da Floro (11).
Altra volta si videro i Frentani comparire a favore di Roma nella guerra gallica-cisalpina, che si ripone nelT anno 528 [226 a.C.]. Polibio (12) ci narra, che 1'esercito composto di Frentani, di Marsi, di Vestini, e di Marrucini era forte di 20 mila uomini a piedi, e di quattromila a cavallo : Marsorum autem, Marrucinorum, et Frentanorum, et praeterea Vestinorum peditum viginti, equitunt quatuor millia.
Militarono parimente i Frentani nelle guerre puniche a favore di Roma, e specialmente contro Annibale, quando attraversò questa regione accampando a Gerione, mentre 1'esercito romano comandato da Fabio posava ne' campi Larinati. Scrisse Livio (13), che i popoli atterriti dalla fortuna de' Cartaginesi dopo la rotta Cannense nel 536 di Roma [216 a. C.] lasciassero le romane insegne, e specialmente i Sanniti, i Lucani, e tutti i Bruzj, restando però fedeli i Frentani, i Peligni, i Marsi, i Marrucini, ed i Vestini. Questa costanza mostrata da' Frentani in mezzo a' disastri della guerra li caratterizzò, come gente incapace a mancar di fede. Fu questo l'elogio , che ne' fece Silio (14) :
Qua duri bello gens Marrucina, fidemque
Exuere indvcilis sociis Frentanus in armis.
Ma gran parte ad affettare questo carattere vi ebbe senza fallo la loro costituzione fìsica, e politica, come divisi in piccole repubbliche, e situati in ristretti territorj, che vantar non potevano né molte città, né ricchezze, né popolazione eccessiva. Questo nostro giudizio resta verificato dalla contraria comparsa, che fecero tutti questi popoli nella guerra sociale, allorché fortificati dall'ajuto de' Sanniti, de' Lucani, degli Appuli, e di altri popoli belligeranti alzarono i primi lo stendardo della rivolta, e si mostrarono infensi nemici de' loro oppressori.
Della costituzione politica de' Frentani, de' cambiamenti in essi, avvenuti, della loro particolare religione, e finalmente del loro linguaggio, de' loro usi patrj, e della loro coltura nelle scienze, e nelle arti si parlerà abbastanza, quando di ciascuna città Frentana faremo trattato.
Se noi vorremmo appoggiarci a' moderni scrittori, come all'Alberti, al Pontano, al Ciarlanti, al Carafa, e ad altri, non sarebbe possibile di segnare i confini de' Frentani in mezzo alla gran confusione, o piuttosto alle contraddizioni manifeste, nelle quali l'involsero, invece d'illustrarli. Tutti costoro o riposero i Frentani tra il fiume Frontone, ed il Sangro, ovvero tra il Sangro, ed il monte Gargano più al di là dal Frentone, ed in conseguenza riconobbero la regione de' Marrucini, e quella de' Peligni fra il fiume Sangro, e l'Atrno. Essi si garantirono coll'autorità di Strabone, e di Tolomeo, nel primo de' quali si legge, che il Sangro scorrendo tra Ortio, ed Amiterno separava i Peligni da' Frentani : In Ortium autem, et Amiternum medius Sagrus excurrit amnis, Ferentanos a Pelignis separans. Così si legge nella vulgata traduzione latina, ma non fu questa alcerto la mente di Strabone. Il sig. Du Theil ha fatto ben osservare, che quell'Ortium di Strabone preso da tutti per Orton debbasi leggere Histonium, ( oggi Vasto ) e quell'Amiternum legger si debba Aternum, come ancora corresse il Casaubono, e così si rende al fiume il vero corso, cioè tra Vasto, ed Aterno, e non già tra Ortona, ed Aterno. Che se il geografo fece il Sangro partitore de' Frentani, e de' Peligni non devesi affatto intendere di tutto il suo corso fino al mare, ma sibbene delle sue origini, e delle sue sorgenti sopra i monti, perché lo stesso autore ripose ne' Frentani al di là da questo fiume nella riva del mare Ortona, ed Aterno. Or se i Peligni si fossero distesi per tutto il tratto sinistro di questo fiume, certamente, che avrebbero occupato parimente Ortona , ed allora Strabone sarebbe in contraddizione con se stesso appellando Ortona Frentanorum navale.
Ma i citati geografi moderni si attaccarono ancora a Tolomeo, il quale parlandodella foce di questo fiume l'assegnò a' Peligni : Pelignorurn Sari fluvii ostia, e poi situò Orton anche tra' Peligni. Or che diremo di questo geografo? Il Cluverio (15) riportando lo stesso passo aggiunse : Ptolomoeus falso Pelignis tributa, ( Sarum ) ut magnus turbator est Italiae. Ma doveva il Cluverio notare, che Tolomeo distendendo i Peligni sino alla foce del Sangro cadde in una evidente contraddizione, perché descrivendo i Frentani loro assegnò la riva dritta, e sinistra dello stesso fiume, dove ripose Anxano, Larino, il Tiferno, Buca, ed Istonio. Or come mai i Peligni potevano occupare la bocca di questo fiume, se, esso bagnava il territorio di Anxano, e d'Istonio città da lui stesso appellate Frentane ? Si può scusar forse Tolomeo ?
Dileguati questi errori corografici tratti da' due celebri geografi noi veniam facilmente a stabilire il confine della regione Frentana. Essa negli antichissimi tempi avea principio senza fallo dal fiume Frentone, dove confinava cogli Appuli, siccome parlando di quella regione abbiarn provato (16) colla testimonianza di Cicerone, di Plinio, e di Tolomeo, che riposero Larìnum nella regione Frentana. Da questo fiume la linea correndo da mezzogiorno a settentrione attraversava la lunga falda, ed il declivio de' monti sino al monte Majello, siccome si è dimostrato nella corografia de' Sanniti (17). Da questo punto la linea correva dal monte al mare pel fiume Foro, e lasciava a' Marrucini tutta la parte sinistra. Indi radendo il territorio Marrucino per 1'odierna Francavilla arrivava sino al fiume Aterno per la riva del mare. Io ben so, che L. Camarra (18) storico Marrucino vorrebbe attribuire al suo paese questa parte marittima dal fiume Foro all'Aterno, che io assegno a' Frentani: ma il passo di Mela è troppo chiaro per non averne a dubitare : Frentani habent Aterni fluminis ostia, a cui corrisponde la descrizione di Plinio : In ora Frentanorum a Tiferno flumen Trinium portunsum. Oppida : Histonium, Buca, Ortona, Aternus arnnis. Intus Anxani cognomine Frentani. Non deve recarci alcun disturbo, che Plinio qui, siccome fece anche Mela, abbia ristretto il paese Frentano dal Tiferno all'Aterno, invece del Frentone all'Aterno. Noi altre volte abbiam fatto osservare, che Mela, e Plinio scrissero la loro geografia, secondo la nuova corografia di Augusto, in cui molte regioni d'Italia o furono ristrette, o dilatate, secondo il numero degli abitanti. Per riguardo a Frentani perdettero essi tutto il tratto dal Frentone al Tiferno per 20 miglia, su cui si distesero gli Appuli, e fin d'allora la loro confinazione cominciando da quest' ultimo fiume arrivava per 60 miglia all'Aterno.
La regione Frentana tutta distesa poi marittimo lido, distinta in vaste pianure, in ameni colli, ed in fruttifere valli, ed inaffiata di tratto in tratto da' fiumi, e da' torrenti presenta un paese assai delizioso, ed abbondante. Da' ruderi de' molti porti, che vediamo ancor al presente in diversi siti di mare, come in Aterno, in Ortona, in Buca, nel Trigno, e nel Frentone, possiam argomentare, che la nazione si giovasse moltissimo del commercio specialmente coll'Illirio, e colla Dalmazia. Noi lo proveremo ancora con varie iscrizioni. A questa comunicazione esterna aggiunger dobbiamo l'interna circolazione, che veniva favorita dalla grande strada, o via Frentana, la quale per la riva del mare attraversava tutta questa regione, e comunicava cogli Appuli, e co' popoli seguenti, e dippiù da' magnifici ponti, che si alzavano sopra tutti i fiumi, e specialmente sul Saro, e sul Frentone, da cui si rendeva il cammino più facile, e spedito. Argomento singolare di questa circolazione ci si ricorda dalle famose nundine, che si celebravano in Anxano, dove concorrevano non solo i popoli vicini, ma quei finanche di là da mare, e da altri lidi lontani. La nazione adunque a' fonti naturali aggiungeva un ricco commercio, che le apriva altre sorgenti di ricchezze. Di queste nundine troviamo chiare memorie anche ne' bassi.
Noi sarem mollo ristretti nel descrivere questa regione, quantunque ci abbia apprestato la prima luce del giorno. Avendone parlato con molta distinzione in un' opera particolare, da cui prendiam ora i migliori materiali, ci sembra inutile di trattenerci in quelle istesse distese descrizioni, che ci occuparono altra volta. Noi adunque ne direm tanto, che basti all'oggetto della nostra topografia.
Questo fiume col nome di Frento fu ripesco da Plinio ne' Dauni, perché, secondo abbiam notato, égli seguì la corografia di Augusto, colla quale i Dauni furono distesi sino al Tiferno. Non può negarsi però, che ne' tempi anteriori appartenesse a' Frentani, perché Cicerone, e lo stesso Plinio appellarono i Larinati col nome di Frentani, la cui città giaceva al di qua dal Tiferno, ossia verso il Frontone. L' abbiam provato nella corografia de' Frentani.
Dallo stesso autore risappiamo, che questo fiume era fornito di porto : Flumen portuosum Frento, di cui oggi restano molti avanzi nella riva del mare, e specialmente da quel sito, ove al presente s'innalza la torre del Fortore.
Si traghettava questo fiume per un nobile ponte in quel sito, dove alzavasi Teanum Appulum nell'opposta riva, conosciuto poi col nome di Civitate. Di questo ponte si fa menzione nell'itinerario di Antonino col nome di Ponte Longo, di cui appresso parleremo (19). Per questa direzione passava la via Frentana, delta poi Trajana dalle restaurazioni, che vi fece Trajano imperadore. Di questo ponte troviam memoria anche nelle carte de' bassi tempi, una delle quali fu riportata dal Pollidoro (20). In essa Tesselgardo conte di Larino donando Civita Gaudia, al monastero Tremitense nell' anno 1041 nominò veterem pontem Fartoris fluminis. Oggi questo ponte è una delle opere mugnifiche del nostro regno rifatto a spese delle popolazioni vicine.
Nasce il Frentone nel centro del Sannio presso le falde di Monte Falcone, e di Baselice, e per cammin lungo, e tortuoso si scarica nell'Adriatico ricco di acque dopo il corso di 40, e più miglia.
Celebre castello Fremano per l'assalto, e per la dimora, che vi fissò Annibale, quando giunse in questa contrada. Avendo egli risaputo dagli esploratori, come Polibio racconta (21), che gran quantità di grano si conservava in Luceria, ed in Gerunio, e che questa seconda piazza fosse molto opportuna per lo stabilimento de' magazzini, deliberò di passarvi l'inverno: Annibal ab exploratoribus admonitus Luceriae, et Gerunii magnam esse frumenti copiam, Geruniumque ad usum horreorum opportunnm esse locum, in eo tractu hibernare statuit, et praeter montem Liburnum ad nominatas urbes ducit. Ut ventum ad Gerunium est, quod oppidum a Liuceria millia passuum XXV abest. A tale oggetto, aggiunge lo storico, rivolse 1'esercito a questa città, e non polendo venirne in possesso colle promesse, 1' assalì, la prese , e ne spianò le case, riserbandone solamente alcune pe' magazzini, e lasciando intatte le mura per sua difesa.
In questo tempo Minucio maestro de' cavalieri in assenza di Fabio, passali i monti, nel sentire, che i Cartaginesi avevano occupato Gerione, scese ne' luoghi piani, e venne, secondo lo storico citato, in arcem in Larinate agro sitam, cui nomen est Calela, e qui pose accampamento. Allora Annibale per assicurarsi del di lui arrivo, e per cagionargli timore, salì col suo esercito sopra un monte a due miglia da Gerunio, e qui fermossi : Annibal propinquare Romanos cernens . . . propius hostem castris motis, duo ferme a Gerunio millia tumulum quemdam obsidet, ut adversariis terrori esset.
Lo stesso racconto abbiamo da Livio (22), e specialmente la circostanza di Minucio, che aveva preso il comando, invece di Fabio, ed erasi accampato ne' campi Larinati, e che Annihale per veder il nemico salisse sopra un colle due miglia da Gerione distante : Annibal pro Gerionis moenibus, cujus urbis captae atque incensae abs se in usum horreorum pauca reliquerat tecta, stativa habebat . . . Romanus tunc exercitus in agro Larinate erat . . . deinde Annibal castra ipsa propius hostem movit, duo ferme a Gerione millia in tumulum hosti conspectum. Tutte queste circostanze servono mirabilmente per risapere la topografia di questa città in mezzo al contrasto di molti geografi, e degli storici patrj. Per questo circostanziato racconto cade l'opinion del Cluverio, e del Cellario (23), che riposero Gerione a Dragonara castello oggi disfatto. Credette il Cluverio, che ben ne conveniva il tratto, e l'intervallo, quantunque Dragonara situata una volta presso Torremaggiore fosse distante da' campi Larinati per 15 miglia, e 12 da Lu cera. Come dunque poteva il Cartaginese veder il nemico accampato a Larino in così lunga distanza? e come Polibio potè misurare lo spazio tra Girunio, e Lucera per 25 miglia ? Più ridicola è 1'opinione degli storici patrj, e specialmente del dottor Kiriatti (24), die ripose Gerione a Cirignola sua patria. La distanza da Cirignola a Larino è più di 60 miglia, e da Lucera 30, e più. Or essendo il sito di Cirignola quello istesso di Gerione, si domanda, come mai Annibale asceso sopra un colle veder potesse 1'esercito romano accampalo ne' campi Larinati ? Aveva forse il duce di Cartaginese una vista così sorprendente, che distinguesse gli oggetti a 60 miglia di lontananza ? La mancanza di critica nel legger gli autori fa cadere in questi errori. Noi n'abbiam parlalo nell' articolo di Ceraunilia nella Daunia.
Finalmente l'una e l'altra opinione resta atterrata dalla tavola del Peutingero, che segnò Gerione ad otto miglia antiche da Teano Appulo, il cui sito è già da tutti fissalo presso 1'odierno ponte di Civitate sul Fortore. Fu questo il vero sito di Gerione corrispondente oggi ad un declivio di monte detto Cerro tra Casacalenda, Montorio, Montelongo, e Bonefro a destra del fiumicello Cigno presso la strada che da Casacalenda porta a Montorio, come opinò saggiamente monsig. Tria (25). In questo luogo conviene la distanza di miglia 25 antiche da Lucera, secondo Polibio (oggi 22), di miglia diciotto da Teano Appulo, secondo la nostra correzione, invece di VIII segnate nella tavola itineraria (oggi 15), e conviene lai vicinanza di circa due miglia da Gerione al campo Larinate presso la rocca di Calele, (oggi Casacalenda), onde Annibale potè situarsi in un colle (forse il Cerro) sopra Gcrione, al cospetto del nemico.
A questi validi argomenti presi dalla località si aggiungono gli avanzi di antichità, che qui sono stali scoverti, e riportati dal suddetto prelato, cioè alcune romane iscrizioni, e ruderi di antichi edificj. Egli dimostrò ancora, che questa città era tuttavia esistente negli ultimi tempi, e che il campo, dov'ella sorse, si appelli tuttora Girone e Gerione. Per esser certi della posizione di questa citta, e del nome, che ancora vi resta, basta osservare la gran carta del regno di Rizzi Zannoni, in cui è segnato Gerione tra Casacalenda, e Montorio nella falda di un monte. Il Pollidoro (26) lo confermò con una carta di donazione del 1172, colla quale Iacopo de Roffrido di Tennoli concesse al monastero di s. Gio. in venere : totum meum tenimantum cum Ecclesia, Casali, et Curte, quod habeo, et possideo in Gironia prope muros Castri, via, qua itur ad civilutem Aremim. Si cercano forse altre pruove per la vera situazione di Gerunio non lungi da Lariuo ?
Ma quale mai sarà stata quella rocca, presso la quale Minucio maestro della cavalleria romana pose accampamento nell'agro Larinate ? in arcern in Larinate agro sitam, cui nomen est Calela , venit, et castra ibi posuit. Certamente, che fino a questo tempo da niun altro questo punto topografico è stato esaminato. Polibio 1'appellò Kαληλη Kalele, cui die 1'aggiunto di αkρα, o per dinotare, che fosse un alto colle, o piuttosto una rocca, come questa voce si prese parimente da' Greci.
Se vale la nostra congettura, noi pensiamo, che questa rocca occupasse quello stesso sito, dove si vede al presente Casacalenda. Ne conviene primieramente la distanza di due miglia da Gerione, dal qual luogo su l'eminenza di un monte, che sarà stato il Cerro, Annibale vedeva i Romani, e ne conviene parimente il nome corrotto da Calela in Caleda, come appellavasi ne' passati tempi, e poi Colenda.
Lo stes so Polibio (27) parlò ancora di un monte col nome di Liburno, presso il quale passò Annibale per portarsi a Gerione : ab exploratoribus admonitus Laceriae, et Gerunii magnam esse frumenti copiam, Geruniumque ad usum horreorum opportunum esse locum, in eo hibernare statuit, et praeter montem Liburnum. (Λιβυρνον) ad nominatas urbes perrexit. Questo monte Adunque veder dovevasi prima di Gerione, pel quale passò il Cartaginese, per assalir le di lei mura. Se Gerione adunque è stato da noi riposto nella metà del cammino tra Casacalenda, e Montorio, dove Annibale erasi fermato : se la rocca di Calele deve fissarsi nell' attuai sito di Casacalenda, dov' erasi accampato Minucio, a due miglia, da Gerione, ne viene in conseguenza, che il monte Liburno debba riconoscersi nella catena de'monti detti le Serre confinanti con Morrone, perché da Polibio è riposto dappresso a Gerione. Sotto le Serre passa oggi il regio tratturo delle pecore a Ripabottoue, che fu 1'antica via, e di qua a manca per una trasversa si va prima al sito di Gerione, e poi a Montorio.
Il sig. Cimaglia (28) attestò, che allora crederebbe Gerione nel sito di Dragonara, come voleva il Cluverio, quando prima gli si spiegasse, dove alzavavi il monte Liburno, ed il colle Calele. Egli adunque fu incerto di tutti e tre questi siti, quantunque nella sua carta della Daunia avesse riposto Kαληλη, e Gerione nella distanza di circa dieci miglia da Lucera, condro la misura esatta che ne diede Polibio.
Del resto le nostre congetture sono appoggiate al viaggio, che fece Annibale, descritto da Livio (29) con tutta esattezza. Egli dal Sannio fingendo di correre a Roma arrivò solamente ne' Peligni. Di qua voltò indietro: ex Pelignis Poenus flexit iter, e correndo alla Puglia giunse a Gerioue ; retroque Apuliam repetens Gerionem venit. Annibale adunque da' Peligni dovette correre all'Adriatico, ed ivi per la via Frentana (giacché non vi era altra via militare) arrivare a Gerione, passando pel monte Liburno. Il Romano all'incontro già accampava ne' campi Larinati : dictator in Larinate agro castra munivit, donde partì per Roma a cagione di certi sacrilicj, e lasciò Minucio alla testa dell'armata. Sotto il comando di quest'altro avvenne, che i Romani posero campo nella rocca di Calele, e che Annibale salì sul monte presso Gerione per osservarli. Chi non vede, che tutta questa scena dovette accadere in luoghi molto vicini ? Or un solo, che se ne fissa per certo, come sarebbe il campo Larinate, è ben facile la posizione di tutti gli altri.
Questo medesimo viaggio Annibalico in altri tempi fu eseguito da Cesare (30): septem omnino dies ad Corfinium (città Peligna) commoratus, per fines Marrucinorum, ( tenendo la via Valeria ) Frentanorum, (correndo per la via Frentana) Larinatium (dove fermossi il Cartaginese) in Apuliam pervenit Osservate, che Cesare ripose i Larinati ne' Frentani , dopo de' quali passò in Puglia in traccia di Pompeo.
(1) Strab. lib. 1.
(2) Plin. lib. III. cap. 13. e 14.
(3) Vedi Tav. IV. Num.1.
(4) V. Scoverte Frentan. tom.I. pag. 30
(5) Mazzoch. Colleclan. VII. ad Tab. IIeracl.
(6) Cluver. lìb.IV. cap. 9.
(7) Liv. lib.IX. cap. 16.
(8) Liv. ibi l. cap.45.
(9) Sigon. De jar. antiq. Ital.
(10) Plutarch., in Pyrr.
(11) Flor. lib. 1. cap. 18.
(12) Polyb. lib.I. cap.24.
(13) Liv, lib. XXII. cap. 61.
(14) Sil. lib. XV
(15) Cluver, ibid.
(16) V. Apulia.
(17) V. Corogr. del Sann,
(18) L. Camarr. Teat, antiq. lib. I. cap.1.
(19) V. Cliternla.
(20) Pollid. de flum. Frent, m §.
(21) Polyb. lib. III. cap.201. et. 202.
(22) Liv. lib.XXII. cap. 18. 23. 24.
(23) Cluvcr. lib. IV. cap.12. Cellar, lib.II. cap.9.
(24) Kiriat. Mem. di Cirignola.
(25) Tria Mem, di Larin. Gerion.
(26) Pollid. de Gerion, ms.
(27) Polyb. ibid.
(28) Cimaglia Antiq. Venusin, p.291
(29) Liv. citat.
(30) Caes. Civil. lib. I. cap.23.
Altra provenienza si da a' Frentani nel libro delle origini Italiche attribuite a Catone, che si ripete da' popoli della Liburnia, e della Dalmazia. Della emigrazione di questi popoli dalle loro sedi patrie, e del loro stabilimento nell'opposta riva dell'Adriatico fanno fede non pochi autori. Attestò Plinio (2), che i Liburni avevano occupato tutto il tratto dell'agro Palmense, Pretuziano, ed Adriano, ma che al suo tempo delle città Liburne non rimaneva altra in Italia, che solamente Truentum alla riva del fiume collo stesso nome. Il medesimo autore delle origini soggiunse, che i Liburni furono poi cacciati da queste contrade da' Tusci, e ne riportò per monumento il nome di Larinum città Frentana dal tema etrusco Lar, che significa princeps.
Io son d'avviso però, che i popoli indigeni di tutto questo paese, qualunque sia stata la loro origine rimota, fossero stati della razza degli Osci, di cui, se tacciono le storie, abbiamo i più singolari parlanti monumenti. Tutte le iscrizioni più vetuste trovate finora in questo paese sono in lingua osca, di cui avrem campo di parlare in appresso, e le stesse monete comuni a tutta la nazione hanno la leggenda retrograda nello stesso linguaggio ( Frentrei ) co' tipi di Mercurio a dritta, e del Pegaso col tripode a sinistra (3).
Oltre degli Osci dobbiamo ammettere anche gli Etrusci, come abitatori una volta del paese Frentano. Non solo ne siamo accertati dagli antichi scrittori, quanto da' loro monumenti trovati in Larino, in Istonio, in Anxano, ed altrove, di cui in un'altra nostra Opera abbiamo a lungo parlato (4). Fino a questo tempo niun segno certo, ed indizio sicuro abbiam trovalo di grecità in tutta questa regione, siccome nemmeno nelle seguenti, e nessuno autore patrio ce ne ha lasciato la menoma memoria. La storia antica non ha parlato affatto di colonie greche arrivate sino a questo lido, ed io forte ammiro, come il ch. Mazzocchi (5) avesse creduto Hatria Picena una città greca, fin dove fece arrivare il grecismo delle nostre regioni, appoggiato al solo monumento di una moneta coll'epigrafe ATPEYC, e dall'altra parte EYC KAC1OC , che da' più esperti nummologi è stata restituita a Corcira.
L'antico nome di questi popoli in lingua osca fu quello di Frentrei, come abbiam rilevato dalle loro monete, che i Romani per addolcimento pronunciarono Frentani. Così difatti leggiamo non solo in molti scrittori, e specialmente poeti, ma parimente nelle iscrizioni, in una delle quali si ha:
ANXATIVM FRENTANORVM.
A ragione adunque il Cluverio (6) dichiarò corrotti tutti que' passi di autori, in cui leggiamo Ferentani, come in Cicerone nell' orazion per Cluenzio : adsunt nobilissimi Ferentani, e presso Livio : Aulius cum Ferentanis uno secundo praelio debellavit. Dalla stessa vera lezione, che troviamo ne' marmi, si raccoglie la differenza, che passava tra i Frentani, ed i Forentani, Ferentini, e Ferentinates, così appellati da alcune città con questi nomi in altre regioni. Or perché mai si fossero detti Frentani clamoroso è il contrasto tra' moderni geografi, che ricorsero o al fiume Frento loro termine orientale, come se il nome de' fiumi fosse stato prima del nome de' popoli, o al monte Frentano, che non si trovò mai in questo paese, o alla parola fretum per la loro lunga estensione nella spiaggia del mare, come se ne' loro primi tempi fosse nata la lingua latina, o finalmente ad una città, o castello col nome di Ferenta, o di Frentana, che tra tante opinioni si stima la più probabile, quantunque 1' antica desinenza corrisponder dovesse al loro linguaggio.
La storia de' Frentani incomincia a comparire fin dacché furon essi soggiogati, e vinti da' Romani. Se questi non avessero portato le armi alle nostre regioni, gli storici romani non ne avrebbero affatto parlato, e noi oggi nulla sapremmo delle loro forze, e della loro costituzione. Vi fu bisogno adunque di porgere il piede alle catene per dare un nome alla storia. Livio (7) ci attestò, che il console Aulio Cerretano con una felice battaglia debellò i Frentani, e prese in dedizione la città istessa, dove il fuggitivo esercito erasi allora ricoverato : Aulius cum Ferentinis ( 1. Ferentanis vel Frentanis ) uno secundo praelio debellavit, urbemque ipsam quo se fusa contulerat acies, obsidibus imperatis, in deditionem accepit. Lo storico non distinse il nome della città, dove fuggirono i Frentani, ma vi è tutta 1'analogia per credere, che si appellasse Ferenta, o Frentana dal nome del popolo, onde non vi fu bisogno di essere distinta. Questa disfatta avvenne nell'anno di Roma 435 [319 a.C.], secondo il Sigonio, e possiam credere che i Frentani fossero restati nella lor libertà, siccome i Romani furono contenti di averli solamente debellati, perché quattordici anni dopo ascoltando i Frentani il castigo dato agli Equi per la loro ribellione, spedirono in Roma i loro deputati per ottenere amicizia, ed alleanza (8) : De Aequis triumphatum, exemploque eorum clades fuit, ut Marrucini, Marsi, Peligni, Frentani mitterent Romam oratores pacis petendae, amicitiaeque, iisque populis foedus petentibus datum. Quali fossero state le favorevoli condizioni di questa pace si spiegò dal Sigonio (9), che 1'appellò aequa, perché i Frentani non avean prese le armi, né avean irritato l'orgoglio romano. Essi costanti nella giurata alleanza seguirono poi i Romani in tutte le loro campagne, e vennero considerati, come socj , ed amici. Tali difatti comparvero nella guerra Epirotica, quando i Sanniti, ed i Tarentini si collegarono con Pirro nell'anno 472 [282 a.C.] di Roma. Plutarco (10) ci racconta, che Oplaco prefetto della legione Frentana accostandosi al re nel campo tra Pandosia, ed Eraclea, gli avesse scagliata la sua lancia, ma invece di ferirlo, avesse rovesciato il di lui cavallo. Il medesimo racconto si ha da Floro (11).
Altra volta si videro i Frentani comparire a favore di Roma nella guerra gallica-cisalpina, che si ripone nelT anno 528 [226 a.C.]. Polibio (12) ci narra, che 1'esercito composto di Frentani, di Marsi, di Vestini, e di Marrucini era forte di 20 mila uomini a piedi, e di quattromila a cavallo : Marsorum autem, Marrucinorum, et Frentanorum, et praeterea Vestinorum peditum viginti, equitunt quatuor millia.
Militarono parimente i Frentani nelle guerre puniche a favore di Roma, e specialmente contro Annibale, quando attraversò questa regione accampando a Gerione, mentre 1'esercito romano comandato da Fabio posava ne' campi Larinati. Scrisse Livio (13), che i popoli atterriti dalla fortuna de' Cartaginesi dopo la rotta Cannense nel 536 di Roma [216 a. C.] lasciassero le romane insegne, e specialmente i Sanniti, i Lucani, e tutti i Bruzj, restando però fedeli i Frentani, i Peligni, i Marsi, i Marrucini, ed i Vestini. Questa costanza mostrata da' Frentani in mezzo a' disastri della guerra li caratterizzò, come gente incapace a mancar di fede. Fu questo l'elogio , che ne' fece Silio (14) :
Qua duri bello gens Marrucina, fidemque
Exuere indvcilis sociis Frentanus in armis.
Ma gran parte ad affettare questo carattere vi ebbe senza fallo la loro costituzione fìsica, e politica, come divisi in piccole repubbliche, e situati in ristretti territorj, che vantar non potevano né molte città, né ricchezze, né popolazione eccessiva. Questo nostro giudizio resta verificato dalla contraria comparsa, che fecero tutti questi popoli nella guerra sociale, allorché fortificati dall'ajuto de' Sanniti, de' Lucani, degli Appuli, e di altri popoli belligeranti alzarono i primi lo stendardo della rivolta, e si mostrarono infensi nemici de' loro oppressori.
Della costituzione politica de' Frentani, de' cambiamenti in essi, avvenuti, della loro particolare religione, e finalmente del loro linguaggio, de' loro usi patrj, e della loro coltura nelle scienze, e nelle arti si parlerà abbastanza, quando di ciascuna città Frentana faremo trattato.
CAPITOLO II.
COROGRAFIA DE' FRENTANI.
COROGRAFIA DE' FRENTANI.
Se noi vorremmo appoggiarci a' moderni scrittori, come all'Alberti, al Pontano, al Ciarlanti, al Carafa, e ad altri, non sarebbe possibile di segnare i confini de' Frentani in mezzo alla gran confusione, o piuttosto alle contraddizioni manifeste, nelle quali l'involsero, invece d'illustrarli. Tutti costoro o riposero i Frentani tra il fiume Frontone, ed il Sangro, ovvero tra il Sangro, ed il monte Gargano più al di là dal Frentone, ed in conseguenza riconobbero la regione de' Marrucini, e quella de' Peligni fra il fiume Sangro, e l'Atrno. Essi si garantirono coll'autorità di Strabone, e di Tolomeo, nel primo de' quali si legge, che il Sangro scorrendo tra Ortio, ed Amiterno separava i Peligni da' Frentani : In Ortium autem, et Amiternum medius Sagrus excurrit amnis, Ferentanos a Pelignis separans. Così si legge nella vulgata traduzione latina, ma non fu questa alcerto la mente di Strabone. Il sig. Du Theil ha fatto ben osservare, che quell'Ortium di Strabone preso da tutti per Orton debbasi leggere Histonium, ( oggi Vasto ) e quell'Amiternum legger si debba Aternum, come ancora corresse il Casaubono, e così si rende al fiume il vero corso, cioè tra Vasto, ed Aterno, e non già tra Ortona, ed Aterno. Che se il geografo fece il Sangro partitore de' Frentani, e de' Peligni non devesi affatto intendere di tutto il suo corso fino al mare, ma sibbene delle sue origini, e delle sue sorgenti sopra i monti, perché lo stesso autore ripose ne' Frentani al di là da questo fiume nella riva del mare Ortona, ed Aterno. Or se i Peligni si fossero distesi per tutto il tratto sinistro di questo fiume, certamente, che avrebbero occupato parimente Ortona , ed allora Strabone sarebbe in contraddizione con se stesso appellando Ortona Frentanorum navale.
Ma i citati geografi moderni si attaccarono ancora a Tolomeo, il quale parlandodella foce di questo fiume l'assegnò a' Peligni : Pelignorurn Sari fluvii ostia, e poi situò Orton anche tra' Peligni. Or che diremo di questo geografo? Il Cluverio (15) riportando lo stesso passo aggiunse : Ptolomoeus falso Pelignis tributa, ( Sarum ) ut magnus turbator est Italiae. Ma doveva il Cluverio notare, che Tolomeo distendendo i Peligni sino alla foce del Sangro cadde in una evidente contraddizione, perché descrivendo i Frentani loro assegnò la riva dritta, e sinistra dello stesso fiume, dove ripose Anxano, Larino, il Tiferno, Buca, ed Istonio. Or come mai i Peligni potevano occupare la bocca di questo fiume, se, esso bagnava il territorio di Anxano, e d'Istonio città da lui stesso appellate Frentane ? Si può scusar forse Tolomeo ?
Dileguati questi errori corografici tratti da' due celebri geografi noi veniam facilmente a stabilire il confine della regione Frentana. Essa negli antichissimi tempi avea principio senza fallo dal fiume Frentone, dove confinava cogli Appuli, siccome parlando di quella regione abbiarn provato (16) colla testimonianza di Cicerone, di Plinio, e di Tolomeo, che riposero Larìnum nella regione Frentana. Da questo fiume la linea correndo da mezzogiorno a settentrione attraversava la lunga falda, ed il declivio de' monti sino al monte Majello, siccome si è dimostrato nella corografia de' Sanniti (17). Da questo punto la linea correva dal monte al mare pel fiume Foro, e lasciava a' Marrucini tutta la parte sinistra. Indi radendo il territorio Marrucino per 1'odierna Francavilla arrivava sino al fiume Aterno per la riva del mare. Io ben so, che L. Camarra (18) storico Marrucino vorrebbe attribuire al suo paese questa parte marittima dal fiume Foro all'Aterno, che io assegno a' Frentani: ma il passo di Mela è troppo chiaro per non averne a dubitare : Frentani habent Aterni fluminis ostia, a cui corrisponde la descrizione di Plinio : In ora Frentanorum a Tiferno flumen Trinium portunsum. Oppida : Histonium, Buca, Ortona, Aternus arnnis. Intus Anxani cognomine Frentani. Non deve recarci alcun disturbo, che Plinio qui, siccome fece anche Mela, abbia ristretto il paese Frentano dal Tiferno all'Aterno, invece del Frentone all'Aterno. Noi altre volte abbiam fatto osservare, che Mela, e Plinio scrissero la loro geografia, secondo la nuova corografia di Augusto, in cui molte regioni d'Italia o furono ristrette, o dilatate, secondo il numero degli abitanti. Per riguardo a Frentani perdettero essi tutto il tratto dal Frentone al Tiferno per 20 miglia, su cui si distesero gli Appuli, e fin d'allora la loro confinazione cominciando da quest' ultimo fiume arrivava per 60 miglia all'Aterno.
La regione Frentana tutta distesa poi marittimo lido, distinta in vaste pianure, in ameni colli, ed in fruttifere valli, ed inaffiata di tratto in tratto da' fiumi, e da' torrenti presenta un paese assai delizioso, ed abbondante. Da' ruderi de' molti porti, che vediamo ancor al presente in diversi siti di mare, come in Aterno, in Ortona, in Buca, nel Trigno, e nel Frentone, possiam argomentare, che la nazione si giovasse moltissimo del commercio specialmente coll'Illirio, e colla Dalmazia. Noi lo proveremo ancora con varie iscrizioni. A questa comunicazione esterna aggiunger dobbiamo l'interna circolazione, che veniva favorita dalla grande strada, o via Frentana, la quale per la riva del mare attraversava tutta questa regione, e comunicava cogli Appuli, e co' popoli seguenti, e dippiù da' magnifici ponti, che si alzavano sopra tutti i fiumi, e specialmente sul Saro, e sul Frentone, da cui si rendeva il cammino più facile, e spedito. Argomento singolare di questa circolazione ci si ricorda dalle famose nundine, che si celebravano in Anxano, dove concorrevano non solo i popoli vicini, ma quei finanche di là da mare, e da altri lidi lontani. La nazione adunque a' fonti naturali aggiungeva un ricco commercio, che le apriva altre sorgenti di ricchezze. Di queste nundine troviamo chiare memorie anche ne' bassi.
Noi sarem mollo ristretti nel descrivere questa regione, quantunque ci abbia apprestato la prima luce del giorno. Avendone parlato con molta distinzione in un' opera particolare, da cui prendiam ora i migliori materiali, ci sembra inutile di trattenerci in quelle istesse distese descrizioni, che ci occuparono altra volta. Noi adunque ne direm tanto, che basti all'oggetto della nostra topografia.
CAPITOLO III.
TOPOGRAFIA DE' FRENTANI.
§. 1.
FRENTO FLUMEN
TOPOGRAFIA DE' FRENTANI.
§. 1.
FRENTO FLUMEN
Questo fiume col nome di Frento fu ripesco da Plinio ne' Dauni, perché, secondo abbiam notato, égli seguì la corografia di Augusto, colla quale i Dauni furono distesi sino al Tiferno. Non può negarsi però, che ne' tempi anteriori appartenesse a' Frentani, perché Cicerone, e lo stesso Plinio appellarono i Larinati col nome di Frentani, la cui città giaceva al di qua dal Tiferno, ossia verso il Frontone. L' abbiam provato nella corografia de' Frentani.
Dallo stesso autore risappiamo, che questo fiume era fornito di porto : Flumen portuosum Frento, di cui oggi restano molti avanzi nella riva del mare, e specialmente da quel sito, ove al presente s'innalza la torre del Fortore.
Si traghettava questo fiume per un nobile ponte in quel sito, dove alzavasi Teanum Appulum nell'opposta riva, conosciuto poi col nome di Civitate. Di questo ponte si fa menzione nell'itinerario di Antonino col nome di Ponte Longo, di cui appresso parleremo (19). Per questa direzione passava la via Frentana, delta poi Trajana dalle restaurazioni, che vi fece Trajano imperadore. Di questo ponte troviam memoria anche nelle carte de' bassi tempi, una delle quali fu riportata dal Pollidoro (20). In essa Tesselgardo conte di Larino donando Civita Gaudia, al monastero Tremitense nell' anno 1041 nominò veterem pontem Fartoris fluminis. Oggi questo ponte è una delle opere mugnifiche del nostro regno rifatto a spese delle popolazioni vicine.
Nasce il Frentone nel centro del Sannio presso le falde di Monte Falcone, e di Baselice, e per cammin lungo, e tortuoso si scarica nell'Adriatico ricco di acque dopo il corso di 40, e più miglia.
Celebre castello Fremano per l'assalto, e per la dimora, che vi fissò Annibale, quando giunse in questa contrada. Avendo egli risaputo dagli esploratori, come Polibio racconta (21), che gran quantità di grano si conservava in Luceria, ed in Gerunio, e che questa seconda piazza fosse molto opportuna per lo stabilimento de' magazzini, deliberò di passarvi l'inverno: Annibal ab exploratoribus admonitus Luceriae, et Gerunii magnam esse frumenti copiam, Geruniumque ad usum horreorum opportunnm esse locum, in eo tractu hibernare statuit, et praeter montem Liburnum ad nominatas urbes ducit. Ut ventum ad Gerunium est, quod oppidum a Liuceria millia passuum XXV abest. A tale oggetto, aggiunge lo storico, rivolse 1'esercito a questa città, e non polendo venirne in possesso colle promesse, 1' assalì, la prese , e ne spianò le case, riserbandone solamente alcune pe' magazzini, e lasciando intatte le mura per sua difesa.
In questo tempo Minucio maestro de' cavalieri in assenza di Fabio, passali i monti, nel sentire, che i Cartaginesi avevano occupato Gerione, scese ne' luoghi piani, e venne, secondo lo storico citato, in arcem in Larinate agro sitam, cui nomen est Calela, e qui pose accampamento. Allora Annibale per assicurarsi del di lui arrivo, e per cagionargli timore, salì col suo esercito sopra un monte a due miglia da Gerunio, e qui fermossi : Annibal propinquare Romanos cernens . . . propius hostem castris motis, duo ferme a Gerunio millia tumulum quemdam obsidet, ut adversariis terrori esset.
Lo stesso racconto abbiamo da Livio (22), e specialmente la circostanza di Minucio, che aveva preso il comando, invece di Fabio, ed erasi accampato ne' campi Larinati, e che Annihale per veder il nemico salisse sopra un colle due miglia da Gerione distante : Annibal pro Gerionis moenibus, cujus urbis captae atque incensae abs se in usum horreorum pauca reliquerat tecta, stativa habebat . . . Romanus tunc exercitus in agro Larinate erat . . . deinde Annibal castra ipsa propius hostem movit, duo ferme a Gerione millia in tumulum hosti conspectum. Tutte queste circostanze servono mirabilmente per risapere la topografia di questa città in mezzo al contrasto di molti geografi, e degli storici patrj. Per questo circostanziato racconto cade l'opinion del Cluverio, e del Cellario (23), che riposero Gerione a Dragonara castello oggi disfatto. Credette il Cluverio, che ben ne conveniva il tratto, e l'intervallo, quantunque Dragonara situata una volta presso Torremaggiore fosse distante da' campi Larinati per 15 miglia, e 12 da Lu cera. Come dunque poteva il Cartaginese veder il nemico accampato a Larino in così lunga distanza? e come Polibio potè misurare lo spazio tra Girunio, e Lucera per 25 miglia ? Più ridicola è 1'opinione degli storici patrj, e specialmente del dottor Kiriatti (24), die ripose Gerione a Cirignola sua patria. La distanza da Cirignola a Larino è più di 60 miglia, e da Lucera 30, e più. Or essendo il sito di Cirignola quello istesso di Gerione, si domanda, come mai Annibale asceso sopra un colle veder potesse 1'esercito romano accampalo ne' campi Larinati ? Aveva forse il duce di Cartaginese una vista così sorprendente, che distinguesse gli oggetti a 60 miglia di lontananza ? La mancanza di critica nel legger gli autori fa cadere in questi errori. Noi n'abbiam parlalo nell' articolo di Ceraunilia nella Daunia.
Finalmente l'una e l'altra opinione resta atterrata dalla tavola del Peutingero, che segnò Gerione ad otto miglia antiche da Teano Appulo, il cui sito è già da tutti fissalo presso 1'odierno ponte di Civitate sul Fortore. Fu questo il vero sito di Gerione corrispondente oggi ad un declivio di monte detto Cerro tra Casacalenda, Montorio, Montelongo, e Bonefro a destra del fiumicello Cigno presso la strada che da Casacalenda porta a Montorio, come opinò saggiamente monsig. Tria (25). In questo luogo conviene la distanza di miglia 25 antiche da Lucera, secondo Polibio (oggi 22), di miglia diciotto da Teano Appulo, secondo la nostra correzione, invece di VIII segnate nella tavola itineraria (oggi 15), e conviene lai vicinanza di circa due miglia da Gerione al campo Larinate presso la rocca di Calele, (oggi Casacalenda), onde Annibale potè situarsi in un colle (forse il Cerro) sopra Gcrione, al cospetto del nemico.
A questi validi argomenti presi dalla località si aggiungono gli avanzi di antichità, che qui sono stali scoverti, e riportati dal suddetto prelato, cioè alcune romane iscrizioni, e ruderi di antichi edificj. Egli dimostrò ancora, che questa città era tuttavia esistente negli ultimi tempi, e che il campo, dov'ella sorse, si appelli tuttora Girone e Gerione. Per esser certi della posizione di questa citta, e del nome, che ancora vi resta, basta osservare la gran carta del regno di Rizzi Zannoni, in cui è segnato Gerione tra Casacalenda, e Montorio nella falda di un monte. Il Pollidoro (26) lo confermò con una carta di donazione del 1172, colla quale Iacopo de Roffrido di Tennoli concesse al monastero di s. Gio. in venere : totum meum tenimantum cum Ecclesia, Casali, et Curte, quod habeo, et possideo in Gironia prope muros Castri, via, qua itur ad civilutem Aremim. Si cercano forse altre pruove per la vera situazione di Gerunio non lungi da Lariuo ?
§. 5.
ARX CALELA ET MONS LIBVRNVS
ARX CALELA ET MONS LIBVRNVS
Ma quale mai sarà stata quella rocca, presso la quale Minucio maestro della cavalleria romana pose accampamento nell'agro Larinate ? in arcern in Larinate agro sitam, cui nomen est Calela , venit, et castra ibi posuit. Certamente, che fino a questo tempo da niun altro questo punto topografico è stato esaminato. Polibio 1'appellò Kαληλη Kalele, cui die 1'aggiunto di αkρα, o per dinotare, che fosse un alto colle, o piuttosto una rocca, come questa voce si prese parimente da' Greci.
Se vale la nostra congettura, noi pensiamo, che questa rocca occupasse quello stesso sito, dove si vede al presente Casacalenda. Ne conviene primieramente la distanza di due miglia da Gerione, dal qual luogo su l'eminenza di un monte, che sarà stato il Cerro, Annibale vedeva i Romani, e ne conviene parimente il nome corrotto da Calela in Caleda, come appellavasi ne' passati tempi, e poi Colenda.
Lo stes so Polibio (27) parlò ancora di un monte col nome di Liburno, presso il quale passò Annibale per portarsi a Gerione : ab exploratoribus admonitus Laceriae, et Gerunii magnam esse frumenti copiam, Geruniumque ad usum horreorum opportunum esse locum, in eo hibernare statuit, et praeter montem Liburnum. (Λιβυρνον) ad nominatas urbes perrexit. Questo monte Adunque veder dovevasi prima di Gerione, pel quale passò il Cartaginese, per assalir le di lei mura. Se Gerione adunque è stato da noi riposto nella metà del cammino tra Casacalenda, e Montorio, dove Annibale erasi fermato : se la rocca di Calele deve fissarsi nell' attuai sito di Casacalenda, dov' erasi accampato Minucio, a due miglia, da Gerione, ne viene in conseguenza, che il monte Liburno debba riconoscersi nella catena de'monti detti le Serre confinanti con Morrone, perché da Polibio è riposto dappresso a Gerione. Sotto le Serre passa oggi il regio tratturo delle pecore a Ripabottoue, che fu 1'antica via, e di qua a manca per una trasversa si va prima al sito di Gerione, e poi a Montorio.
Il sig. Cimaglia (28) attestò, che allora crederebbe Gerione nel sito di Dragonara, come voleva il Cluverio, quando prima gli si spiegasse, dove alzavavi il monte Liburno, ed il colle Calele. Egli adunque fu incerto di tutti e tre questi siti, quantunque nella sua carta della Daunia avesse riposto Kαληλη, e Gerione nella distanza di circa dieci miglia da Lucera, condro la misura esatta che ne diede Polibio.
Del resto le nostre congetture sono appoggiate al viaggio, che fece Annibale, descritto da Livio (29) con tutta esattezza. Egli dal Sannio fingendo di correre a Roma arrivò solamente ne' Peligni. Di qua voltò indietro: ex Pelignis Poenus flexit iter, e correndo alla Puglia giunse a Gerioue ; retroque Apuliam repetens Gerionem venit. Annibale adunque da' Peligni dovette correre all'Adriatico, ed ivi per la via Frentana (giacché non vi era altra via militare) arrivare a Gerione, passando pel monte Liburno. Il Romano all'incontro già accampava ne' campi Larinati : dictator in Larinate agro castra munivit, donde partì per Roma a cagione di certi sacrilicj, e lasciò Minucio alla testa dell'armata. Sotto il comando di quest'altro avvenne, che i Romani posero campo nella rocca di Calele, e che Annibale salì sul monte presso Gerione per osservarli. Chi non vede, che tutta questa scena dovette accadere in luoghi molto vicini ? Or un solo, che se ne fissa per certo, come sarebbe il campo Larinate, è ben facile la posizione di tutti gli altri.
Questo medesimo viaggio Annibalico in altri tempi fu eseguito da Cesare (30): septem omnino dies ad Corfinium (città Peligna) commoratus, per fines Marrucinorum, ( tenendo la via Valeria ) Frentanorum, (correndo per la via Frentana) Larinatium (dove fermossi il Cartaginese) in Apuliam pervenit Osservate, che Cesare ripose i Larinati ne' Frentani , dopo de' quali passò in Puglia in traccia di Pompeo.
(1) Strab. lib. 1.
(2) Plin. lib. III. cap. 13. e 14.
(3) Vedi Tav. IV. Num.1.
(4) V. Scoverte Frentan. tom.I. pag. 30
(5) Mazzoch. Colleclan. VII. ad Tab. IIeracl.
(6) Cluver. lìb.IV. cap. 9.
(7) Liv. lib.IX. cap. 16.
(8) Liv. ibi l. cap.45.
(9) Sigon. De jar. antiq. Ital.
(10) Plutarch., in Pyrr.
(11) Flor. lib. 1. cap. 18.
(12) Polyb. lib.I. cap.24.
(13) Liv, lib. XXII. cap. 61.
(14) Sil. lib. XV
(15) Cluver, ibid.
(16) V. Apulia.
(17) V. Corogr. del Sann,
(18) L. Camarr. Teat, antiq. lib. I. cap.1.
(19) V. Cliternla.
(20) Pollid. de flum. Frent, m §.
(21) Polyb. lib. III. cap.201. et. 202.
(22) Liv. lib.XXII. cap. 18. 23. 24.
(23) Cluvcr. lib. IV. cap.12. Cellar, lib.II. cap.9.
(24) Kiriat. Mem. di Cirignola.
(25) Tria Mem, di Larin. Gerion.
(26) Pollid. de Gerion, ms.
(27) Polyb. ibid.
(28) Cimaglia Antiq. Venusin, p.291
(29) Liv. citat.
(30) Caes. Civil. lib. I. cap.23.
Commenti
ho visto questa pagina sul blog e l'ho trovata molto interessante.
Sono un insegnante e vorrei utilizzare la mappa tratta dal libro di Domenico Romanelli come logo di un progetto che riguarda le scuole della Frentania. Potrebbero esserci problemi al riguardo?