Si ritiene che l'arrivo in Europa delle popolazioni europee si sia verificato tra il V° ed il III° millennio a.C. Non c'è accordo tra gli studiosi sulla loro patria originaria, perché alcuni la indicano nella parte meridionale della Transcaucasia e l'alta Mesopotamia, altri, invece, nell'Anatolia. Esse diedero origine a vari gruppi linguistici. Ne ricordiamo i principali: i greci, gli slavi, i germanici, gl'italici, i celtici e i celtiberi.
La penisola italica è stata interessata dalla diffusione delle lingue indoeuropee lungo un ampio arco di tempo, il cui inizio è forse collocabile già durante il neolitico. Tra i vari gruppi italici che vi si insediarono, a noi interessa quello sannitico, diviso in vari sottogruppi: i Sabini occuparono l'area del reatino; gli Equi abitavano la zona di Carsoli, Alba Fucens e del Sirente; i Vestini si stabilirono intorno a Pinna e Peltuinum; i Marsi nel Fucino; i Peligni nella conca di Sulmona e dintorni; i Marrucini intorno a Teate; i Carricini nella valle dell'Aventino, tra Juvanum e Cluviae; i Pentri tra Aufidena, Aesernia, Fagifulae, Terventum.
Dovremmo aggiungere che, secondo gli ultimi studi, pare che il monte Pallano, con le sue mura ciclopiche, fosse abitato da una gente di origine lucana. Se accettiamo i confini tramandatici dalla tradizione, allora dobbiamo dire che la Frentania si stendeva dal Foro fino al Fortore, ad oriente della dorsale appenninica, con le eccezioni che abbiamo già indicato. I suoi centri più importanti in territorio abruzzese erano Ortona, Anxanum e Histonium. Poi c'erano centri minori come Juvanum, Cluviae, Pallanum, Buca non lontano da Vasto, Trebula presso Quadri. Invece, in territorio molisano, tra il Biferno ed il Fortore, il centro più importante era Larinum.
Dalla "tabula peutingeriana" e dall'Itinerario di Antonino Pio - era attraversata dalla via Frentana che partiva dalla foce dell'Aterno, toccava Ortona e poi, attraversato il Moro, arrivava a Lanciano, passava per l'attuale Piazza Plebiscito, per il piano della fiera, lasciando a sinistra l'Iconicella, per accostarsi a Villa Romagnoli e di lì a poco attraversare il Sangro per proseguire verso Istonio e Larino, dove - come ci assicura il Priori - si univa ad una via che continuava fino a Brindisi e ad un'altra che portava a Roma.
L'imperatore Traiano nel 101 la restaurò e la lastricò, sicché si ebbe un tracciato che da Piacenza giungeva fino a Brindisi, mentre ad Aterno s'innestava con la Flaminia-Salaria per la comunicazione con le regioni dell'interno. Le fonti romane non ci hanno tramandato molto sulla Frentania. Dobbiamo a Tito Livio le notizie che ci riguardano per il periodo delle guerre sannitiche. Qui, anche se il quadro generale, politico e militare, è abbastanza chiaro, la ricostruzione liviana degli avvenimenti è resa ardua dai fumosi ricordi del fluido guerreggiare, dagli incerti nomi delle località e dalle tradizioni delle casate romane; sicché circa il ruolo strategico, il contributo militare, gli orientamenti ideologici e culturali della Frentania vorremmo saperne di più, visto che grande era la posta in gioco: si trattava, infatti, di decidere se alla stirpe osca o a quella latina sarebbe toccato il primato in Italia.
La vittoria di Roma pose la premessa per l'unificazione nazionale della Penisola. Ma un episodio è bene ricordarlo. Accadde a Cluvie, la città che Adriano La Regina localizza a Piano Laroma di Casoli: siccome i Romani vi avevano lasciato un forte presidio, i Sanniti nel 311 a.C. l'assediarono e, dopo averla occupata, fustigarono e trucidarono gli occupanti. Ma i Romani, a loro volta, ripresero la città ed uccisero tutti i cittadini che avevano passato gli anni della pubertà. Due anni più tardi il console Rutilio devastò quasi tutti i paesi della regione frentana. E siccome gli eserciti romani distrussero quasi tutte le città degli Equi, i Frentani, nel timore di andare incontro alla stessa sorte, insieme ai Marsi, ai Marrucini e ai Peligni si ritrassero dalla lotta e nel 304 a.C. strinsero alleanza con Roma.
Dopo le guerre sannitiche i Frentani furono di molto aiuto ai Romani e seguirono le loro insegne dovunque venissero portate nella conquista del Mediterraneo. Nell'89 a.C., a seguito del bellum sociale, ottennero la cittadinanza romana. La civiltà frentana, già abbastanza avanzata, fiorì ulteriormente, favorita dall'attivissimo commercio con gli altri popoli. "Vi erano tutti gli agi della vita - scrive il Priori -; le scienze, le lettere e le arti erano sviluppate, e nei centri più popolosi non mancavano i teatri e altri pubblici divertimenti. L'uso delle terme era generale presso tutti i paesi di una certa importanza.
Era grande e apprezzata la civiltà frentana, la quale rimontava a un'epoca più antica di quella romana. Di essa c'erano prove chiare ed eloquenti, come si rileva pure dalla difesa che Cicerone fece di Aulo Cluenzio Avito". Ecco: le fonti romane non ci dicono molto di più. In questi casi la conoscenza storica va integrata con quanto è desumibile dagli scavi e dalle iscrizioni. Domenico Priori sostiene che la capitale della Frentania fosse Larino. Così scrive, infatti: "L'antica Larino, fondata quattro o cinque secoli prima di Roma, aveva molte migliaia di abitanti; era cinta di mura alte 12 metri, con numerose torri; aveva una zecca importante, le cui monete, delle quali una con leggenda osca, provano l'antichità e il primato della città; un anfiteatro di data più antica del Circo Massimo di Roma, e che poteva contenere circa diecimila spettatori; diverse terme, molte fontane; un magnifico pretorio o palazzo del governo; una basilica nella quale si amministrava la giustizia e dove gli avvocati e i tribuni davano pareri".
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