Passa ai contenuti principali

Francesco Jovine

FRANCESCO JOVINE

(Liberamente tratto da Giuseppe Giacalone –La Pratica della Letteratura Novecento–Guida Modulare alla storia della letteratura Italiana Antologia Tomo II F.lli Ferraro Editori 1997 Pag. 939-941)


Nacque a Guardialfiera, nel 1902, da famiglia povera e compì gli studi magistrali e poi universitari con molti sacrifici. Fu assistente di Giuseppe Lombardo-Radice e poi direttore didattico. Partecipò al dibattito culturale degli anni Trenta ma, essendo mal visto dalla cultura ufficiale, andò prima in Tunisia e poi in Egitto. Il suo primo romanzo, Un uomo provvisorio (1934) fu attaccato dalla critica fascista, perché non in linea col regime e ne fu proibita la seconda edizione.

Il secondo libro, Ladro di galline (1940), è una raccolta di novelle scritte nel periodo dell'esilio in Tunisia e in Egitto. Lo stile prelude al Realismo, ma non ha abbandonato ancora certi modi decadenti.

La Signora Ava (1943) risente pienamente della lezione del Verga: il racconto si svolge a Guardialfiera negli ultimi anni del regime borbonico; la Signora Ava non è un personaggio, ma un mito e un simbolo proverbiale, una specie di "musa anonima del romanzo", che vorrebbe essere romanzo storico di tipo verista. Comunque un romanzo storico-verista venuto fuori in ritardo di cinquant'anni, in quanto raccontato da un postero, non da un contemporaneo.
L’opera è apparso frammentaria; ma negli episodi riusciti rivela un'arte ispirata non solo all'ironia ma anche alla pietà che l'autore ha verso alcune creature tipiche delle sue terre.

Il pastore sepolto (1945) è la sua seconda raccolta di novelle, che si richiamano ancora ai temi molisani.
Nel dopoguerra, quando le nuove poetiche predicavano la lotta contro il lirismo, l'autobiografismo e la prosa d'arte, per una letteratura realistica e più impegnata, per Jovine era sufficiente approfondire i temi già trattati e la tecnica realistica già iniziata. Infatti L'impero in provincia(1945), raccolta di racconti che è tra i libri più impegnati del dopoguerra e sottolinea nell'ironia e nella satira alla retorica fascista l’enorme contrasto tra i sogni imperialistici del regime e la miseria e l'abbandono dei nostri contadini meridionali, s'inserisce bene nel dibattito letterario del dopoguerra per la problematica civile e sociale e per l'impegno di scottante attualità.

Tutti i miei peccati (1948) è un'altra serie di racconti a sfondo psicologico sociale. Intanto Jovine aderiva al marxismo come alla ideologia politica più congeniale al suo atteggiamento antifascista della giovinezza La conoscenza del pensiero e dei libri di Gramsci, inoltre, chiariva in lui le esplorazioni e le indagini personali che egli aveva fatte sulle condizioni arretrate della campagna italiana.

Le terre del Sacramento (1950), sarà ispirato alla lotta sociale dei contadini disperati per la fame delle terre e per la miseria secolare.
Jovine, scegliendo come argomento la situazione dei braccianti del Molise all'indomani della prima guerra mondiale, le ingiustizie di cui egli era stato spettatore, e limitando la sua narrazione a fatti storicamente vicini, poteva benissimo legare quei drammi alla situazione dei contadini nel secondo dopoguerra. Questo genere di denuncia era un elemento assai vicino alla poetica del Neorealismo.
"Il vero fatto nuovo nella narrativa di Jovine si ha con Le terre del Sacramento […]uscito dopo la sua morte, che tutti unanimemente riconoscono come il frutto migliore della sua arte. Anche questo romanzo è ambientato nel Molise, anche in questo romanzo si ritrovano i 'galantuomini' oziosi, i contadini miseri e sfruttati, l'intellettuale povero che anela a una vita più ricca. Ma è sparita ogni intonazione favolistica, i tempi sono quelli, vissuti dall'autore, del primo dopoguerra e soprattutto la sua capacità d'interpretazione ideologica è assai più moderna. Allo scetticismo un po' aristocratico, che accompagnava nel Verga e nei veristi l'esame obiettivo e comprensivo della realtà meridionale, al distacco, sia pure pieno di simpatia, con cui essi guardavano i loro personaggi, al pessimismo profondo che proviene dal considerare come immutabile quella società con tutte le sue contraddizioni, ingiustizie e miserie, Jovine, sostituisce la visione di una realtà in movimento, una considerazione meno dolorosa e pessimistica della situazione dell'Italia contadina.
E’ vero che anche questo libro si chiude con la sconfitta dei contadini e con la morte di Luca per mano dei fascisti; ma la sconfitta avviene nel corso di una lotta ed è la premessa della vittoria di domani. Il romanzo è imperniato attorno a un personaggio fondamentale: Luca. Non si tratta di un eroe: Luca è figlio di contadini che lo fanno studiare per divenire prete, Quando egli decide di non andare avanti per quella strada, cerca di guadagnare qualcosa facendo lo scrivano e di proseguire in qualche modo gli studi. Egli diviene così il consigliere dei lavoratori, ma in fondo è solo per compiacere donna Laura Cannavale, la padrona, che egli persuade i contadini a dissodare le terre del Sacramento con la promessa che saranno in seguito loro concesse in enfiteusi. Laura non mantiene la parola e, quando le terre sono state lavorate, manda lo sfratto ai contadini. Luca, come quello che ha maggiori responsabilità, diviene naturalmente il loro capo: li guida all'occupazione delle terre e muore sotto il piombo dei carabinieri e delle camicie nere. Come si vede, lo sviluppo della personalità di Luca è sapientemente dosata nel corso del romanzo ed avviene sotto la spinta degli avvenimenti, in modo da non distaccare mai il personaggio dalla realtà riducendolo al manichino di un eroe perfetto".
(C. Salinari)

Jovine è morto nel 1950, prematuramente.

Commenti

Anonimo ha detto…
Per rispetto a quelli che ci laciarono la pelle la vogliamo finire con Jovine l' "antifascista "?

Post popolari in questo blog

Papa Celestino V (molisano)

Celestino V, nato Pietro Angeleri (o, secondo altre fonti, Angelerio) e più conosciuto come Pietro da Morrone (Molise, 1215 - Fumone, 19 maggio 1296), fu Papa dal 29 agosto al 13 dicembre 1294. Fu incoronato ad Aquila (oggi L'Aquila) il 29 agosto del 1294 nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, dove è sepolto. Fu il primo Papa che volle pontificare al di fuori dei confini dello Stato Pontificio. E' venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica che ne celebra la festa liturgica il 19 maggio. Natali Di origini contadine, penultimo di dodici figli, nacque nel 1215 nel Molise. La sua nascita è rivendicata da 2 comuni: Isernia e Sant'Angelo Limosano. Recentemente anche Sant'Angelo in Grotte, frazione di Santa Maria del Molise ne ha rivendicato i natali "... in un castello di nome Sancto Angelo". Altre fonti fanno risalire la sua nascita addirittura all'anno 1209. Da giovane, per un breve periodo, ebbe a soggiornare presso il monastero benedettino di Santa Ma...
HOME   CIAK SI SCATTA TAVENNA presenta TAVENNA: Video e canzoni sono bellissimi, grazie di cuore ai membri di CIAK SI SCATTA TAVENNA, s iete meravigliosi!!!!  Aiutateci nella protesta!! SIAMO QUI (WE ARE HERE - ESTAMOS AQUÍ - VIÐ ERUM HÉRNA) Come ci si arriva Coordinate La nostra zona ai primi del Settecento Qui! - Here! - Aquí! FOTOGRAFIE e VIDEO (PICTURES AND VIDEOS - FOTOS Y VIDEOS - MYNDIR OG VIDEO) Le foto che verranno inviate a gustavogen@gmail.com , verranno pubblicate nel nostro sito al più presto possibile. Grazie per l'attenzione. L'Italia - il Molise - Tavenna (Video) Antica Masseria di Liscione ed Antica Vigna di Liscione Panoramiche Cartina dell'antica regione Frentania Foto storiche Tavenna! Madonna Incoronata Madonna di Montelateglia Santa Maria di Costantinopoli Alcuni integranti della famiglia "di Liscione" Camminando per il Molise 2007 - Le foto Cammina, Molise! - Edizione 2007 Jus ...

Cognomi tavennesi di origine slava

Adesso a Tavenna si parlano soltanto l'italiano ed il dialetto tavennese ma deve esserci stato un periodo però in cui ciò era diverso, perché fino a 60 anni fa si trovavano ancora alcune donne anziane che recitavano ancora l’Avemaria in serbocroato e sapevano anche farsi il segno della croce in questa lingua. Ora, se si può presupporre che queste siano le ultime tracce delle preghiere portate dalla patria al tempo dell’emigrazione, allora bisogna anche ipotizzare che queste ultime fossero state trasformate nella nuova patria, poiché si sono allontanate nella lingua dalle formule restate abbastanza costanti nella madrepatria. Richiamo particolarmente l’attenzione sulla combinazione nako, bože, bil invece dell’usuale amen, poiché essa è una parziale traduzione dell’italiano così sia. Potrebbe però anche essere che queste preghiere fossero state tradotte di nuovo solo in un successivo tempo, dopo che le originarie erano state dimenticate. Devo precisare però che la ragione per cu...