LE TRIBÙ CHE POPOLARONO L’ABRUZZO ED IL MOLISE IN EPOCA PREROMANA E ROMANA
Gli autori antichi ci hanno lasciato non poche descrizioni delle genti che popolarono l’Abruzzo ed il Molise in età preromana e romana, ma non sempre le notizie che ci forniscono sono univoche o corrispondono a quanto ci vanno lentamente rivelando le fonti archeologiche.
Le tribù che popolarono l'Abruzzo ed il Molise, Tavenna faceva parte dei Frentani.
I Frentani
Tra le diverse popolazioni italiche dell’Abruzzo ed il Molise c’erano i Frentani il cui nome da alcuni studiosi è fatto risalire al fiume Fortore (che in alcuni codici di Tolomeo è chiamato Frentum o meglio Fertor) e da altri invece ad una ipotetica città di nome Frentum.
Plinio (N.H. III, 106) scrive che i Frentani che vivevano sulla costa «tra i fiumi Aternus (=Pescara), Trinus (=Trigno) e Tifernus (=Biferno)» abitavano le città di Ortona, Buca (=Termoli), e Histonium (=Vasto), mentre quelli dell’interno erano denominati Anxani (la città di Anxanum corrisponde all’odierna Lanciano).
Strabone (V, 4, 2.) asserisce invece che la città di Aternum non sarebbe stata frentana; essa avrebbe costituito lo sbocco al mare delle tribù interne dei Vestini, dei Peligni e dei Marrucini: quasi un porto franco o emporio marittimo delle popolazioni interne (Plinio infatti aveva definito l’Aternus, unico tra tutti quelli abruzzesi, come un fiume navigabile). Tolomeo (Geogr. III, 1, 17) forse influenzato dalla estrema vicinanza con Chieti, città Marrucina, definisce Aternum senz’altro come una città dei Marrucini.
Dalla maggior parte degli storici moderni il confine settentrionale del territorio dei Frentani è stato posto o alla foce del Pescara o all’incirca a metà strada tra Pescara e Ortona (con il corso del fiume Foro a dividere i Frentani dai Marrucini); a Sud il confine con la popolazione Apula sarebbe stato segnato dalla valle del fiume Fortore; a Nord-Ovest infine il limite naturale è imposto dall’incombente massiccio della Maiella.
Il territorio dei Frentani è caratterizzato da valli fluviali radiali alla costa intervallate da colline argillose-sabbiose con la sommità a superficie pianeggiante; due grandi corsi d’acqua, il Sangro e il Trigno (la foce del quale secondo Plinio era adatta agli approdi), scendendo dalle alture elevate dei monti della Meta (le sommità dei quali superano i 2000 mt. di altitudine s.l.m.), poi da una serie di cime minori ed infine dai bassi rilievi, quasi tutti inferiori ai 1000 mt. di altitudine s.l.m., dei monti frentani. La zona compresa tra l’Aventino-Sangro ed il Trigno è costituita da colline e rilievi disarticolati le cui morfologie prevalenti sono le frane e le forme di erosione diffusa.
La stretta fascia litoranea è oggi, anche per il progressivo insabbiamento di questa parte della costa Adriatica, priva di approdi di un certo rilievo.
I Carricini
Un’altra tribù citata varie volte dalle fonti romane è quella dei Carricini «da Plinio (N.H. III, 106) ulteriormente suddivisi in “Caretini supernates ed infernates”» il cui etimo è stato interpretato, dalla radice carreg = roccia/sasso, come indicazione degli “uomini delle rocce” (Salmon, 1967; Devoto, in St. Etruschi, XXIII, 1954, pag. 218 e in St. Etruschi XXIX, 1961, pag. 179).
La morfologia del territorio di questa gente è prettamente montana ed è caratterizzata dall’alto corso del fiume Aventino, incassato ad Est tra colline e rilievi disarticolati e ad Ovest tra le ultime propaggini montane della dorsale calcarea-dolomitica Gran Sasso-Morrone-Maiella.
Ai Carricini sono attribuite dagli storici antichi le città di Cluviae (“Regione Italiae Carecina, e Municipio Cluviis”, Tacito, Hist. IV, 5) «quasi sicuramente identificabile con un centro urbano rinvenuto presso Casoli, ad Ovest del fiume Aventino, in località Piano Laroma (La Regina, 1967)» e di Juvanum, grandioso complesso situato ad Est del fiume Aventino, 4 Km. a Sud di Torricella Peligna in Località Santa Maria del Palazzo.
Nella riorganizzazione romana furono inclusi, insieme ai Frentani, ed ai Marrucini, nella tribù Arnense.
Recentemente anche il “Vicus” sannitico di Trebula, nei pressi di Quadri, in località Santa Maria dello Spineto, è stato riconosciuto come appartenente alla tribù Carricina (La Regina, 1989).
I Pentri
I Pentri, esplicitamente citati come avversari dei Romani nelle guerre sannitiche da Livio (IX, 31, 4) e da Dionigi d’Alicarnasso (XVI - XVIII 4.4, 5.1), occupavano le valli dei fiumi Trigno e Biferno e la zona del massiccio del Matese (la radice del loro nome, “Pen”, indica la sommità); soltanto una piccola parte di questa tribù era stanziata, in area abruzzese, nella zona ad est del corso del Sangro (nei siti di Opi, Alfedena, Castel di Sangro e Roccacinquemiglia), e lungo la valle del Trigno, a Nord e a ovest di Trivento (zone archeologiche di grande importanza sono state rinvenute presso Schiavi d’Abruzzo e S. Giovanni Lipioni). Dopo la guerra sociale i Pentri che abitavano sulle montagne furono inseriti nella tribù Voltinia. Ai Pentri è attribuito da Plinio l’abitato di Aufidena nell’alta Val di Sangro (N. H. III, 107), abitato che da Tolomeo (Geogr. III 1,57) è invece incluso tra le città dei Carricini (=Aufidena Caracenorum).
Centri abitati dell'attuale Molise divisi tra Pentri e Frentani.
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