Un giovane amico tavennese (che preferisce anche questa volta restare anonimo) mi ha mandato questa ballata che secondo la mia opinione è bellissima!
L'autore ci dice che l'immagine che evoca è quella di un emigrante che, in un epoca imprecisata (ma potrebbe essere a metà del '900), sta tornando a Tavenna dopo una vita passata all'estero. Per la precisione egli, poco prima del tramonto, si trova improvvisamente davanti la collina tavennese dopo aver oltrepassato l'ultimo colle che impedisce la vista del paese, ovvero il colle di Montelateglia.
L'autore ci dice che l'immagine che evoca è quella di un emigrante che, in un epoca imprecisata (ma potrebbe essere a metà del '900), sta tornando a Tavenna dopo una vita passata all'estero. Per la precisione egli, poco prima del tramonto, si trova improvvisamente davanti la collina tavennese dopo aver oltrepassato l'ultimo colle che impedisce la vista del paese, ovvero il colle di Montelateglia.
Il ritorno dell’emigrante
(Ballata)
Con passo incerto e cuor tremante
Scorgi placido e poco distante
L’antico colle tra monti e mare
Che inverni addietro dovesti lasciare
Muto e dormiente sovrasta e impera
Dissolti i contorni s’appresta alla sera
Baluginan tenui i fuochi esitanti
Che veglian su strade senza passanti
E tu che torni, tu che ritrovi
Le vie dell’infanzia, il profumo dei rovi
Avanzi nel pianto e pensi al bambino
Strappato a que’ luoghi da infausto destino
(Ballata)
Con passo incerto e cuor tremante
Scorgi placido e poco distante
L’antico colle tra monti e mare
Che inverni addietro dovesti lasciare
Muto e dormiente sovrasta e impera
Dissolti i contorni s’appresta alla sera
Baluginan tenui i fuochi esitanti
Che veglian su strade senza passanti
E tu che torni, tu che ritrovi
Le vie dell’infanzia, il profumo dei rovi
Avanzi nel pianto e pensi al bambino
Strappato a que’ luoghi da infausto destino
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